«Eravamo quattro amici» e non solo:
le vicende di una città, di un’Italia,
viste dagli occhi di un gruppo di ragazzi
Per Città del Sole edizioni il primo libro di Filippo Ambroggio
in cui si racconta, tra serio e faceto, un ventennio tutto italiano
di Maria Chiara Paone
Sono passati vent’anni, non siamo più ragazzi. Ognuno di noi ha fatto la sua strada, però sono stati davvero “vent’anni vissuti pericolosamente”. Hemingway docet. C’eravamo divertiti oltre ogni umana misura poi, al momento giusto, per usare una frase fatta, avevamo messo la testa a posto. Avevamo raggiunto soddisfazioni personali e professionali, un’ottima posizione sociale, c’eravamo sposati, Trillo aveva due figli, Nebbia si era accasato per poi separarsi. La testa però, ogni tanto, tornava ad essere quella di sempre».
Attraverso questa specifica prolessi, contenuta alla fine del primo capitolo, si apre Il Rosa, il Porpora e l’Amaranto. Appunti reggini (Città del sole edizioni, pp. 480, € 16,00), opera prima di Filippo Ambroggio. Della sua seconda opera, La Bionda, lo Sbirro e il Professore, abbiamo parlato qualche tempo addietro (potrete trovare la recensione a questo link: www.bottegaeditoriale.it/laculturaprobabilmente.asp?id=180) e possiamo metterle quasi automaticamente a confronto poiché i temi di fondo, di cui parleremo qui brevemente per non rovinare la lettura, sono abbastanza simili anche se espressi in maniera certamente differente.
I personaggi e il Movimento
Partiamo dai protagonisti della vicenda, un gruppo di quattro amici amanti della musica e dei soprannomi che verranno riconosciuti fin da subito come Trillo, Nebbia, London e Roger, la voce narrante della vicenda.
Immaginate quale possa essere stata la sorpresa in chi sta scrivendo nel leggere quei nomi familiari perché personaggi già incontrati nella seconda opera di Ambroggio, in un ruolo più marginale all’intera vicenda, portando così La Bionda, lo Sbirro e il Professore ad essere quasi una storia trasversale e che l’autore ha intuito di dover scrivere per espandere il suo universo narrativo.
Invece in questo romanzo, che possiamo definire quindi un’opera primaria, i quattro, prima ragazzi e poi uomini, sono totalmente attivi nella storia che li seguirà fedelmente per vent’anni, dal 1988 fino al 2008, anno in cui li ritroveremo a Ginevra in occasione del matrimonio di London.
Un mondo divertente e in pieno turbinio, tra serate passate al bar, tour musicali – in giro per l’Italia e l’Europa – e, solo occasionalmente, le preoccupazioni per gli esami e l’università! Un mondo che sembra essere guidato, nella sua essenza, dalla dichiarazione di un giovane London: «È il Movimento che ci farà andare avanti nella vita! […] Bisogna camminare, conoscere persone, valutare gli ambienti! Girare come le trottole! Dopo di che, […] si va avanti e quel che ho detto adesso vale in tutti i settori della vita! Nella musica, nel lavoro, con le donne! In tutto!».
Una scelta che si dimostra essenziale e che porterà i nostri protagonisti alle loro vite, mediante il movimento e un pizzico di malizia e furberia, sempre espresso dall’autore in modo schietto e senza veli.
Il simbolismo
Particolare in questa prima opera è la scelta del titolo, molto astratto ed espresso solo tramite i colori che sembrano riprendere in maniera simbolica i temi fondanti di questi “appunti”, che si ripercuoteranno sugli eventi della storia. Il rosa per la dimensione femminile, anche in questo libro importante e fondante per la vita dei protagonisti. Le donne infatti sono amiche, amanti oppure rinchiuse in un limbo in cui possono essere entrambe le cose: in una dimensione non sottomessa all’uomo ma alla pari poiché anche ad esse viene attribuita la stessa furberia dei protagonisti, capaci anch’esse di trovare vantaggio nelle situazioni senza essere solo sfruttate.
Il porpora che sembra voler seguire il filo sanguinoso delle vicende storiche e politiche che tutta Italia ha dovuto affrontare, tra attentati e scandali politici, con uno sguardo ovviamente rivolto in maniera principale a Reggio, luogo in cui si incuneano tutte le vicende.
Infine l’amaranto della Reggina, la squadra del cuore, che si sa non cambia mai e che sembra divenire metafora dell’amicizia che altro non è che un team sempre compatto, affrontando le intemperie e la paura nei confronti del futuro, maturando nello stile e nella crescita.
Lo stile
Così si viene catapultati in questi vent’anni di storia, ampia e personale, con un metodo molto particolare, che l’autore riprenderà in maniera rivista nel secondo libro: mettendo il punto sulla componente temporale e dividendo i capitoli in annate, a metà tra una cronaca e un diario, per la precisione quasi chirurgica degli eventi che accadono di anno in anno accompagnata da uno stile certamente poco storicizzato ma pregno di ironia e chiarezza che invita il lettore a farsi avanti e a scoprire come i nostri quattro protagonisti sono arrivati alla loro ricetta per la soddisfazione.