Come ogni anno, nel mese di dicembre, si tiene la Fiera nazionale della piccola e media editoria a Roma, “Più libri, più liberi” (quella del 2016 è stata la quindicesima edizione). Un appuntamento importante, che mette insieme diverse realtà editoriali a confronto. Negli immensi corridoi del Palazzo dei congressi (che si trova nel quartiere dell’Eur) il lettore, appassionato o meno, può facilmente destreggiarsi tra i vari stand che occupano tutti gli spazi dell’edificio, rimanendone affascinato. Dal piano inferiore a quello superiore, si assiste a una vasta esposizione di libri, e si ha la possibilità di partecipare a eventi e incontri.
La fiera, inoltre, regala grandi opportunità anche agli “addetti ai lavori”, mediante giornate d’incontri con giornalisti, editori e autori.
Noi di Bottega editoriale, guidati dal mastro bottegaio Fulvio Mazza, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e intervistare un autore che ha da subito, insieme al suo libro, attirato la nostra attenzione. Stiamo parlando di Mario Alberti e della sua opera Vista mare e altri sogni, edito dalla casa editrice Città del sole.
Trenta racconti che mettono al centro del suo impegno tante storie di donne e uomini, sullo sfondo di una vita “bagnata” dal mare.
Alberti lascia, all’età di sette anni, la Calabria verso la quale nutrirà sempre sentimenti d’amore profondo. All’età di vent’anni sceglie di dedicarsi completamente agli altri, in difesa delle persone fragili e ai margini della società. Obiettore di coscienza, educatore professionale, formatore, coordinatore e supervisore dei servizi di cure domiciliari, Mario Alberti, forte della sua generosità e disponibilità, continua tuttora la sua missione verso il prossimo. Nel 2010 ricopre il ruolo di portavoce del Forum territoriale dell’Area Grecanica e nel 2016 assume la presidenza di una cooperativa che ha sede a Marina di Gioiosa Ionica.
Lettore appassionato, ha trovato però nella scrittura il suo punto forte; si aggiudica il secondo posto al concorso letterario di Montebello Ionico: “Premio Nicolaos Arghiropoulos”, grazie al suo racconto La storia di Cubra. Storia di una donna e del suo coraggio di affrontare le difficoltà della vita e soprattutto della sua forza nel percorrere un viaggio (la vita) completamente sola.
Amante del confronto e delle relazioni a tu per tu, è sempre alla ricerca di nuovi incontri e nuove storie da raccontare; il mare, poi, è il suo orizzonte.
Le storie di quest’autore raccontano il suo modo di percepire il mondo, di viverlo e di esplorarlo mediante gli occhi di persone che affrontano situazioni difficili, sofferte; raccontano il suo e il loro quotidiano; si fissano in sentimenti costruiti mediante l’impegno, la passione, la tenacia di volercela fare, di vedersi proiettati verso il futuro, oltrepassando quell’“orizzonte dei sognatori”. Sono storie, le sue, di luoghi che si esprimono, di oggetti che hanno un’anima; di sguardi, di volti; sono ricordi infiniti, forti nelle radici, dalle quali mai e poi mai ci si potrà distaccare.
Come De André, anche lei sceglie di raccontare storie di persone di cui a volte ci dimentichiamo; “gli ultimi”. Perché?
Il motivo principale che mi ha spinto, e mi spinge, ad avere a cuore queste persone è sicuramente la sete di giustizia. Spesso la vita ha tolto loro tutto, ogni tipo di possibilità e con il mio piccolo aiuto cerco di restituire loro ciò che hanno il diritto di avere. In secondo luogo, gratitudine. Dico gratitudine perché, se oggi posso affermare di essere diventato un certo tipo di persona, un obiettore di coscienza, di avere una tale sensibilità che attraverso i miei libri riesco a portare fuori, lo devo solo a loro. Tutte le persone che ho incontrato e che incontro mi hanno dato e mi danno tantissimo. Ogni persona mi arricchisce. È solo grazie a loro se sono così ricco dentro e soddisfatto.
Lei ha fatto dell’impegno sociale la sua vita; attraverso le sue storie si sente anche un portavoce?
Assolutamente sì, grazie alle mie storie mi sento portavoce di una memoria collettiva che spesso è distratta, assente. In particolare, ricordando fatti del mio vissuto personale, di sensazioni provate, cerco di far riemergere, soprattutto per i miei concittadini, le storie di tante persone che nel ricordo si sono perse. Bene, cerco di riportarle alla memoria, rendendo quindi giustizia ai veri protagonisti di quelle storie. Nei miei racconti c’è sempre un po’ di me e un po’ degli altri. Il racconto di Michelino e gli scogli è esattamente la mia storia di sofferenza per aver abbandonato il mio paese natio, è la storia di un uomo che veramente ho incontrato, è la storia di una intera popolazione assente, sofferente. È la storia di tutti.
Nei suoi trenta racconti vengono affrontati temi forti e attuali, ad esempio la diversità sessuale ed etnica. Quale messaggio spera possa arrivare al lettore?
Da sempre nella mia vita ho combattuto contro il pregiudizio e l’esclusione di persone diverse rispetto ad altre. Credo che i libri possano e debbano mandare messaggi positivi, per una crescita e superamento interiore. Debbano abituarci all’altro, al diverso; farci crescere e immedesimarci nelle situazioni e nelle persone che abbiamo di fronte.
Lei afferma che “i luoghi parlano, ma non a tutti e non sempre”. Quali sono i suoi luoghi? Le parlano?
I miei luoghi sono quelli della mia infanzia, i posti vissuti in un’età tenera e spensierata. Sono luoghi della memoria e che attraverso il ricordo mi parlano continuamente.
Il racconto Il libro sparato può essere interpretato come una promozione dello studio e della cultura, che spesso, soprattutto dai giovani, non vengono presi seriamente in considerazione?
Sì, ho scritto questo racconto come appello alla cultura, ma rivolgendomi non soltanto ai ragazzi, ma soprattutto agli insegnanti. Vorrei fosse interpretato come uno stimolo alla lettura, come un prendere atto delle responsabilità che hanno i docenti nella scuola di oggi, coinvolgendo gli alunni ad amare la vita e le sue infinite sfumature.
In Vista mare si affronta molto il tema uomo-natura. Che tipo di rapporto è secondo lei?
Un rapporto nostalgico. Spesso mettiamo da parte la natura, dimenticandola. Ciò che causa dolore, secondo me, all’uomo è il non riuscire a sentirla più vicina, complice.
Il mare: metafora di…?
Di amore, di vita, d’immensità. Il mare è il nostro liquido vitale, proveniamo dall'acqua. Nell’acqua c’è vita e ci ha dato la vita. È un luogo che mi parla di tante storie; mi dà il coraggio di dire, di raccontare, di vivere.
Qual è il racconto o quali sono i racconti per cui ha sofferto di più e a cui è più affezionato?
Tutti, ma in particolare, se devo scegliere, sono due: Compare Peppe è quello che mi ha fatto soffrire di più perché parla di una storia che ho vissuto in prima persona. Racconta di un uomo solo che ho conosciuto e assistito fino alla morte.
A Michelino e gli scogli, invece, sono più affezionato perché parla di me; è la mia storia. Racconto del mio vissuto, del mio passato.
Vista mare e altri sogni: un insieme di esperienze di vita da leggere perché…?
Innanzitutto per curiosità; è questa la base per far in modo che le cose cambino. Bisogna essere curiosi di capire, di cercare la soluzione. Ogni libro ha la forza di cambiare, o meglio, di migliorare un contesto, una persona, un pensiero.
Si sente soddisfatto del libro?
Sì, ho fatto del mio meglio. Mi sono messo d’impegno, ci ho provato almeno. Molto bello e interessante è stato il mio rapporto con la mia editor: uno scambio d’idee semplice, naturale, veloce e affidabile. Un bel lavoro di squadra. E poi per me scrivere è un atto naturale.
Francesca Annunziata
(direfarescrivere, anno XIII, n. 134, marzo 2017)
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