Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
L’elevato valore della cultura italiana:
una ricca risorsa sulla quale fare leva
per rilanciare l’economia del paese
Una lettura dell’articolo 9 della nostra Carta costituzionale:
rivalutiamo il nostro patrimonio e creiamo un futuro migliore
di Alberto Improda
L’articolo 9 della Costituzione, come noto, recita testualmente: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». La norma rappresenta una disposizione particolarmente qualificante della nostra Carta e nei decenni ha svolto nell’ordinamento della Repubblica una vera e propria funzione pedagogica, offrendo un’adeguata copertura costituzionale ad evoluzioni sociali e culturali di grande momento.
Tanto con riferimento alle tematiche proprie della cultura quanto a quelle relative all’ambiente, invero, la disposizione in esame ha mostrato caratteristiche di grande elasticità e modernità, tali da garantirne un elevato grado di effettività, al punto che si è giunti a parlare di «qualità camaleontiche» della norma (Michele Ainis, Cultura e politica. Il modello costituzionale, Cedam, Padova,1991, p. 228).
Ed oggi, ad avviso di chi scrive, la norma è chiamata a dispiegare ulteriormente le proprie capacità evolutive, la propria «vocazione a riflettere i processi della storia» (M. Ainis, Ibidem), per accompagnare ancora nel nostro paese le trasformazioni della società e dell’ordinamento.
Infatti, tra le molte conseguenze scaturite dalla crisi economica e sociale che sta caratterizzando questo inizio di secolo, vi sono anche alcuni cambiamenti nell’ambito dei rapporti tra il mondo della cultura e quello dell’economia. La cultura, in estrema sintesi, nell’ambito delle dinamiche e dei meccanismi economici sta attualmente assumendo una centralità ed una varietà di funzioni che probabilmente mai aveva rivestito prima d’ora nella storia.
La crisi che sta attanagliando le economie occidentali da alcuni lustri, secondo molte autorevoli opinioni, sta mettendo in evidenza la necessità di studiare e mettere in atto nuovi modelli di sviluppo, in quanto quelli che hanno dominato il campo fino ad oggi stanno dimostrando tutta la loro inadeguatezza. E, nei vari modelli di sviluppo che vengono in questi anni proposti per superare le difficoltà del momento, il ruolo della cultura – anche nell’ambito economico – risulta sempre di centrale importanza. Lo sviluppo economico del futuro, d’altronde, ha la necessità di basarsi su un nuovo sistema di valori, che solo la cultura può produrre.
Come è stato brillantemente sottolineato, «questa crisi ha avuto origine dalla presenza nel settore finanziario di valori e comportamenti orientati agli aspetti materiali piuttosto che a quelli immateriali; ai ritorni immediati piuttosto che agli investimenti di lungo periodo, alle logiche speculative piuttosto che a quelle di coesione sociale. Per uscire dalla crisi non sono sufficienti le politiche di rigore finanziario e di promozione della crescita, ma è necessario un nuovo sistema di regole che penalizzi i comportamenti speculativi, di breve periodo e di tipo opportunistico. Ed è necessario che il sistema di regole sia accompagnato da un cambiamento dei valori di tipo culturale. Vi è l’esigenza di tornare ai valori essenziali di una comunità, al significato profondo dell’utilità sociale dei comportamenti individuali. Oggi la cultura è necessaria all’economia anche per orientare i comportamenti di coloro che hanno responsabilità gestionali verso logiche di sostenibilità e di coesione. […] Abbiamo bisogno della cultura non solo per favorire il turismo e la creatività, ma anche per modificare quei valori e quegli atteggiamenti che sono alla base di questa crisi economica e finanziaria» (Fabio Donato, La crisi sprecata. Per una riforma dei modelli di governance e di management del patrimonio culturale italiano, Aracne, Roma, 2013, p. 29).
La cultura e l’economia, dunque, sono oggi chiamate a interagire per addivenire a più moderni e soddisfacenti modelli di sviluppo, mediante i quali superare il fallimento di quelli attuali.
Guardando all’immediato, nell’attuale economia della conoscenza la cultura rappresenta già un elemento particolarmente cruciale, per consentire alle imprese di un determinato territorio di caratterizzare le proprie produzioni con un adeguato gradiente di qualità, necessario per competere con successo sui mercati nazionali e internazionali.
Oggi, dunque, «la cultura viene considerata strumentale all’economia per lo sviluppo della creatività: e quindi per ottenere, da parte delle imprese, posizioni di leadership di mercato basate sulla qualità e sulla distinzione del proprio prodotto rispetto a quello dei concorrenti» (F. Donato, Ivi, pp. 28-29).
Il rapporto tra la cultura di una determinata comunità ed il sistema economico del relativo territorio è ai nostri giorni di grande importanza un po’ ovunque, soprattutto nei paesi ad economia avanzata, ma in Italia riveste un ruolo eccezionalmente strategico e decisivo. È stato scritto: «Ad altri popoli l’intelligenza è necessaria, all’italiano è indispensabile» (Alberto Savinio, Sorte dell’Europa, Adelphi, Milano, 1977, p. 25).
Tra l’altro, guardando ad una delle molte sfaccettature del tema in esame, le imprese del nostro paese – per confrontarsi con successo sui mercati nazionali ed internazionali – possono contare su un vantaggio competitivo certamente di loro esclusiva spettanza: la propria Italianità. Si tratta di un fenomeno che abbiamo altrove definito come Italian Soul, che può essere ritenuto in parte diverso, in qualche modo più sottile e persistente, rispetto al consueto concetto di Made in Italy (Alberto Improda, Italian Soul. Economia e cultura, Mincione edizioni, Roma, 2015, p. 24).
Ovunque nel mondo, in buona sostanza, un’impresa o un prodotto che vengano percepiti dal mercato come italiani hanno sulla concorrenza un qualche vantaggio competitivo, più o meno significativo a seconda del settore merceologico di riferimento e dall’area geografica in questione. E l’essenza ultima, il significato più profondo dell’Italian Soul, è da individuare in quel complesso di valori e simboli che rendono inevitabile il collegamento tra un determinato bene ed il nostro paese, in quel quid che identifica una determinata azienda ed i suoi prodotti come italiani, riassumibile ed identificabile nel concetto di “cultura italiana”.
Dunque le dinamiche scaturenti dalla crisi economica e sociale di questi anni stanno portando ad una nuova rete di relazioni tra la cultura e l’economia, che implicano una rivisitazione di più aspetti e diversi istituti del nostro ordinamento giuridico.
In un simile contesto, come sopra accennavamo, l’articolo 9 della Costituzione viene chiamato a dare nuova prova della propria modernità ed effettività, contribuendo ad accompagnare le evoluzioni nel sistema normativo di queste nuove relazioni tra i principi di cultura, economia e italianità.
D’altronde, il fatto che questa disposizione sia stata inserita tra i principi fondamentali della nostra Costituzione rappresenta di per sé un elemento di grande portata, in quanto il valore estetico-culturale risulta così una componente del nucleo centrale dei fini-valori della Carta costituzionale. Questo si traduce in un esplicito ed incontrovertibile riconoscimento del fatto che la cultura rappresenta un architrave portante del nostro sistema giuridico ed istituzionale.
L’articolo 9, dunque, non solo caratterizza profondamente la nostra Carta costituzionale e il nostro intero ordinamento, ma in qualche modo contribuisce a definire l’identità dell’Italia repubblicana, in tutte le sue espressioni ed in ogni suo risvolto, ivi compresa la realtà economica del paese.
In Italia, di conseguenza, la cultura – oltre a svolgere le sue fondamentali e più tradizionali funzioni – deve in qualche modo informare di sé la sfera dell’economia; e quest’ultima, parallelamente, deve trarre alimento ed ispirazione dal mondo della cultura.
È stato autorevolmente detto: «La presenza dell’articolo 9 tra i “principi fondamentali” della nostra comunità offre una indicazione importante sulla “missione” della nostra Patria, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli» (cfr. l’intervento del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della consegna delle medaglie d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte in www.quirinale.it).
In questo celebre discorso, dunque, il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi ha prefigurato in modo quasi profetico – quando la crisi di questi anni non era ancora all’orizzonte – l’odierna rilevanza dell’articolo 9 della Costituzione. E ha tracciato, con tratto chiarissimo, un principio oggi di estrema attualità: la nostra «economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità».

Alberto Improda

(direfarescrivere, anno XI, n. 115, luglio 2015)
Invia commenti Leggi commenti  

Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:

 


Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy