Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
Gli esordi letterari di Jane Austen:
l’evoluzione contenutistica e stilistica
da Lady Susan a Orgoglio e pregiudizio
Da Robin edizioni, il primo romanzo dell’autrice britannica:
analogie e differenze con le opere composite dell’età matura
di Alessandra Pappaterra
Già dopo qualche pagina di lettura, un attento seguace di Jane Austen, anche se ha fra le mani una traduzione e non il testo in lingua originale, può rendersi conto di quanto il primo romanzo della scrittrice britannica si inserisca nella fase sperimentale e rudimentale della sua produzione. Si intravedono le tematiche e anche gli stereotipi dei personaggi che verranno limati accuratamente solamente col passare del tempo, mentre la sottile ironia e l’avversione verso alcune classi sociali della sua epoca sono affrontate in maniera blanda.
Bisogna precisare comunque che Lady Susan (Robin edizioni, pp. 144, € 12,00) è l’unica opera dell’autrice britannica scritta in forma epistolare. Moda letteraria in voga all’epoca, grazie a Pierre-Ambroise-François Choderlos De Laclos, che nel 1782 scrisse Le Relazioni pericolose. Anzi, aggiungeremmo che il personaggio di Lady Susan sotto molte sfaccettature ricorda la marchesa di Merteuil, protagonista del romanzo dello scrittore francese, sfrenata libertina senza scrupoli, intenta solamente al pettegolezzo e a concretizzare “piani” economici brillanti.
Questa fondamentalmente è Lady Susan: spietata, priva di senso materno, arrivista, affabulatrice. Le riesce bene recitare il ruolo di “prima donna”, grazie anche alle sue doti fisiche. Nonostante sia vedova e non più nel fiore della giovinezza (35 anni), riesce con perspicacia ed eloquenza oratoria ad ammaliare i suoi pretendenti, molti dei quali si avvicinano a lei semplicemente per poter ammirare, curiosi, questa donna così sicura di sé, malvista da tutti i salotti “dabbene” di Londra e contea.

Il ruolo della madre nelle opere dell’autrice
Lady Susan è l’unica madre tra i personaggi di Jane Austen a disprezzare apertamente la propria figlia. Nei successivi romanzi invece la figura materna dimostra di avere come unico scopo nella vita la ricerca di matrimoni vantaggiosi per le proprie figlie. Si ricordi, ad esempio, Mrs Bennet in Orgoglio e pregiudizio, la quale, date le precarie condizioni economiche della famiglia, cerca di accasare le sue cinque figlie; la legge dell’epoca, in mancanza di un erede maschio, impediva infatti alle donne di ereditare, dopo la morte dei genitori, i possedimenti paterni, che cadevano nelle mani di qualche cugino fortunato.
Ma tornando a Lady Susan bisogna evidenziare anche il metodo, alquanto bizzarro, adottato per cercare di “procurarsi” dei pretendenti per la figlia, flirtando con gli stessi, allontanandoli da altre ragazze nei confronti delle quali si rende conto che essi mostrino interesse. Decide in maniera autoritaria che sua figlia Frederica sposi Mr Martin, uomo ricco e benestante ma ingenuo e poco socievole. Un tema, quello del cosiddetto “sciocco ma di buon partito”, che sarà trattato più ampiamente in Mansfield Park.
Sebbene inizialmente venga screditata a causa della cattiva reputazione della madre e del poco impegno che questa ha investito per la sua educazione, Frederica Vernon – questo il nome per esteso della figlia di Lady Susan – si rivelerà nel corso del romanzo come la candida eroina, divoratrice di libri, per nulla arrivista. Frederica è il prototipo di personaggio che rappresenta l’aspetto più irragionevole dell’essere donna agli inizi del XIX secolo: confida nella ricerca di rapporti umani che vadano al di là degli interessi economici, relazioni coltivate ed eventualmente apprezzate solo in nome di ciò che sono capaci di donare. È per questo motivo che cerca in ogni modo di allontanare Mr Martin, rifiutando la sua proposta di matrimonio sin dall’esordio della trama.
Non è un personaggio schietto e anticonformista come quello di Elisabeth Bennet, l’eroina di Orgoglio e pregiudizio, determinata nel rifiutare ben due proposte di matrimonio al fine di far valere la propria dignità di donna, capace di andare oltre la consuetudine e disposta a provvedere al proprio mantenimento mediante la scrittura, attività scandalosa per il gentil sesso all’epoca e poco consigliata, dal momento che non faceva che riempire la mente di troppe idee che una buona moglie e madre di famiglia non poteva e non doveva assolutamente coltivare. Frederica è quindi il cartone preparatorio dell’eroina della Jane Austen matura, che avrà la sua evoluzione trasformandosi nei suoi personaggi futuri.

Le differenze con le opere successive
In Lady Susan lo scenario storico dell’epoca non è ancora ben delineato, invece nella sua produzione successiva sarà preso di mira e bersagliato costantemente, con precisi riferimenti alle guerre napoleoniche e agli eserciti britannici, così poco raccomandabili.
Altro elemento assente è quello della figura paterna: negli altri scritti aleggerà lo stereotipo del padre intento sì ad accasare le proprie figlie, ma anche troppo irretito nel suo mondo fittizio, spesso rintanato nella biblioteca di casa.
Altra divergenza con la restante produzione: l’epilogo. Lady Susan è l’unico romanzo in cui la trama viene sciolta e portata a compimento, lettera dopo lettera, in maniera approssimativa. Le sorti dei personaggi e il lieto fine vengono liquidati in poche righe. Anche da questo punto di vista ci si accorge di essere di fronte ad una prosa rudimentale. Tutti i seguenti lavori presenteranno, infatti, uno scioglimento degli intrecci e della trama più articolato, in essi i cambiamenti avvenuti nell’animo e nel comportamento dei protagonisti verranno scandagliati e presentati al lettore con minuzia di dettagli. Non è un caso che questo sia l’unico lavoro rimasto inedito fino alla morte della scrittrice: venne reso noto postumo dal nipote della Austen assieme ad altre bozze incompiute e giovanili.
Lady Susan è un romanzo a mo’ di esercizio, un canovaccio di idee e di tematiche sapientemente messe a fuoco negli anni a venire, e forse è anche per questo che Jane Austen stessa decise di non affidarlo alle stampe.

L’utilità della produzione giovanile per la critica e la filologia
Come molti autori ai loro esordi, rinnegò i suoi primi lavori, che però sarebbero stati rivalutati dai posteri, fondamentali per la comprensione totale della produzione e dell’evoluzione contenutistica e stilistica dell’autrice. In molti casi i ghiribizzi giovanili venivano ripudiati o accantonati finendo nel dimenticatoio, poiché sviluppati in maniera più complessa e soddisfacente in età matura. Spulciare tra le opere inedite della Austen (come tra quelle di qualsiasi scrittore o poeta) significa indagare i suoi “scartafacci”, un lavoro di analisi e di approfondimento minuzioso di fondamentale e concreta importanza.
La critica non può, e non dovrebbe, avvalersi soltanto di lavori conclusi e affidati alle stampe. È necessario scandagliare anno per anno, tappa per tappa, i cambiamenti avvenuti nell’autore, a prescindere da ciò che lui autorizza e pubblica. Spesso, infatti, le chiavi di lettura e di interpretazione più profonda sono nascoste nelle postille, nelle bozze, nelle note private. In tutto quel materiale saltato fuori postumo. Da questa digressione si accerta la coesistenza dialettica fra critica e filologismo, anche se sotto certi aspetti sembra esserci una dicotomia netta fra le due “scienze”, sebbene siano entrambe funzionali ed imprescindibili: ogni filologo ha in sé del critico e viceversa.

Alessandra Pappaterra

(direfarescrivere, anno XI, n. 109, gennaio 2015)
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