Ogni cosa sembra scritta, decisa, disegnata: le operazioni di tutti i giorni sembrano impresse su un registro al quale noi tutti ci adeguiamo perseguendone le regole, i ritmi, le iniziative, eppure a volte accade che un’azione, un pensiero, un evento imprevisto sappiano risvegliarci dal torpore della noia. Qualcosa di leggero o di magico, ci auguriamo, purtroppo talvolta può verificarsi invece un evento devastante e incontrollabile capace di sconvolgerci. Accade così che un’esplosione e con essa il caos, il buio del cuore ed infine il mistero dello sconcertante evento scuotano le coscienze e ci riportino alla realtà, nel bene e nel male.
Un avvenimento improvviso capace di turbare, sconvolgere, innescare un nuovo meccanismo e destare da un sogno la vita cristallizzata e immobile di un paesino avvolto da una sorta di aura quasi perfetta. Da questa detonazione, che guasta e infrange la purezza sincrona dell’esistenza quotidiana, con fare sublime e sapienza sintattica, prende vita un racconto intenso, armonico che arriva, con amabile destrezza, alle viscere del lettore, tanto che egli se ne sente attratto, pervaso, e completamente conquistato. Laddove il momento di sublime descrizione si tramuta nell’introspezione psicologica o nell’innesco della migliore suspense, è proprio allora che, grazie alla finezza di questo artificio letterario, la tensione emotiva mantiene altissima l’attesa e con essa l’attenzione nell’incedere della storia.
Un racconto mozzafiato
«In un caldo pomeriggio d’estate, sui viali deserti del centro, l’asfalto luccicava, una leggera brezza sembrava alleggerisse un po’ l’aria afosa ed irrespirabile, mentre l’orologio di un campanile batteva le ore 15:00. Firenze dormiva, era immersa in un silenzio tombale, smorzato a tratti dal cinguettio degli uccelli. Nella penombra di una panchina, due adolescenti si scambiavano effusioni a pochi metri dalla guardia giurata che piantonava la banca Selenia in via Scimiotti. All’improvviso, un forte boato scosse la piazza ed un’immensa nuvola di polvere e detriti si levò nell’aria: l’edificio bancario fu ridotto in macerie». L’incipit, qui riportato in versione integrale, è estratto dal volume di recentissima pubblicazione: Delinquere passionale di Eugenio Musarò (You can print, pp. 158, € 11, 00).
Si tratta di un testo a metà tra il thriller veloce, ritmico, scandito e la trattazione coinvolgente di sentimenti diversi, avversanti, passionali, accesi.
Lo stile dell’autore è tutto modellato sulla migliore analisi dei meccanismi psicologici che sanno tramutare un uomo perbene in un assassino e distogliere l’essere umano dalla logicità della morale e della tolleranza; essi vengono qui mirabilmente osservati, presentati e descritti con fare istrionico e, attraverso il labirinto della mente, il lettore viene trasportato in una dimensione onirica, sospesa tra il fascino della narrazione e il mistero della voglia di scoprirne il significato più profondo.
Se da un lato il personaggio sa presentarsi, raccontarsi e accattivare il lettore facendo leva sul senso di un approfondimento caratteriale e umano delle sue principali caratteristiche, dall’altro sa convogliare su di sé le attenzioni positive o negative che dal suo agire scaturiscono, mostrando scorrevolezza, interesse e velocità di analisi. In questo modo il dramma personale talvolta diviene il sapiente e carismatico espediente che sa essere ancora di più il collante alla narrazione della storia.
«Il banchiere, scorgendo una vaga luminosità dalla feritoia aperta, si avvicinò. La sua vista si fermò su alcuni bimbi allegri e spensierati che giocavano nel parco. Affascinato dalla loro vitalità, con voce greve sussurrò: “Da anni, vivo in questa casa con mia moglie Anna. Il fato, però, non ha voluto donarci un figlio”».
L’autore
Il giovane scrittore Eugenio Musarò è originario del Salento e attualmente risiede a Tricase (Lecce). La letteratura non è la sua sola passione, dal momento che coltiva anche quella per la musica, interesse tanto grande da portarlo anche a realizzare diversi cd, per i quali ha curato sia gli arrangiamenti melodici che il testo.
Delinquere passionale è il suo terzo romanzo. Il suo stile è sempre sospeso tra la narrazione sincera, scattante, appassionante e l’atmosfera del noir che tinge di toni foschi, seppur sempre interessanti, i suoi scritti, in cui spesso non manca nemmeno l’intreccio amoroso-passionale.
Si tratta quasi sempre di opere pervase da una narrazione fluida, ricca di particolari e di coinvolgenti personalità, che disegnano meccanismi psicologici ben caratterizzati ed emotivamente trascinanti.
L’umano e le sue contraddizioni
Perversione o amore puro, logicità o sregolatezza, bontà o malvagità: il cuore dell’essere umano è da sempre il più ampio ricettacolo di queste emozioni discusse e contrastanti, ma i meccanismi più profondi, immensi e davvero poco noti non fanno altro che aumentare il senso di vuoto di fronte al quale le vite degli individui pensanti si soffermano talvolta.
Davanti a questo abisso di pienezza magistrale o di cosmico, sconcertante vuoto rimaniamo fermi, immobili e riflessivi, aspettiamo inermi che si compia la giustizia o, qualche volta, riusciamo anche con un po’ di fortuna a trovare la forza risolutrice che ci porti alla verità. Dovremmo tutti avere la fermezza morale di non cedere alle pulsioni delle tentazioni: molto facile a dirsi, differente invece metterlo in pratica, laddove i sentimenti e le pene spesso ben sanno dominare sulla ragione.
Così il delitto, la colpa, il crimine non fanno altro che configurare poliedrici tasselli del mosaico delle nostre vite facendoci augurare che chiunque la giustizia incarni, rappresenti e figuri sappia essere davvero un baluardo incontrastato nelle avversità.
A volte una buona lettura può destinare qualche ora semplicemente al rilassamento della mente e del fisico, altre volte, nel migliore dei casi, può spingere l’intelletto umano alla riflessione più approfondita, facendo ragionare sul valore della giustizia e su quanto essa sia un bene ineluttabile nell’umana esistenza che, diversamente, ci configurerebbe alla stregua delle peggiori fiere…
«Guidando l’auto, s’incanalò in una stretta viuzza del centro e percorsi pochi metri, si accostò accanto ad una tabaccheria. Spense il motore e restò immobile a riflettere. Era assorto nei suoi pensieri, addolorato e deluso. Un malessere indefinibile lo colse, sentì di non riuscire a far fronte a tutte le incombenze che si presentavano. Digitò sul cellulare nella sezione “immagini” e ne contemplò una che lo immortalava con lei. Una lacrima stava per cadere, allorché, una terrificante esplosione disintegrò il veicolo […]».
Pamela Quintieri
(direfarescrivere, anno X, n. 103, luglio 2014)
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