Le parole della scienza possono essere comprensibili in modo automatico e naturale, indicando qualcosa che è parte di noi: le conseguenze pratiche del quotidiano hanno in parte spiegazioni scientifiche. Insomma, il ciclo di vita delle stelle è comprensibile tanto quanto il bisogno di dissetarsi. Margherita Hack lottava per la conquista del pensiero razionale, lontano da discriminazioni e a difesa delle libertà individuali. Grazie alla sua attività di scienziata (fondamentali i suoi contributi nel campo dell’astronomia), il suo essere attivista trovava argomentazioni valide e veritiere: semplici, ma mai date per scontate in una società che vive di retorica. La giornalista Giulia Innocenzi ‒ si ricordi la sua collaborazione con Michele Santoro nel programma televisivo Servizio Pubblico ‒ riporta in La stella più lontana. Riflessioni su vita, etica e scienza (Transeuropa edizioni, pp. 96, € 10,00) un’intervista a questa grande donna, da poco scomparsa.
Dalla biologia alla politica
L’intervista prende avvio dal tema del testamento biologico. Ed ecco le parole di Margherita Hack, ancora più forti e dirette dopo la sua morte: «Non voglio esser sottoposta ad accanimento terapeutico, tutto qua. Voglio esser lasciata morire in pace. Sono favorevole all’eutanasia: quando uno è ridotto a un vegetale, meglio andarsene. […] E non solo perché sono una scienziata, ma perché sono una cittadina italiana». Inevitabile discutere di Piergiorgio Welby che, sotto accanimento terapeutico, chiede al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di poter morire; di Eluana Englaro, che ha vissuto in uno stato vegetativo per diciassette anni; di Luca Coscioni che, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, fonda l’Associazione “Luca Coscioni” ‒ rappresentata anche da Giulia Innocenzi e Margherita Hack ‒ per promuovere e favorire la libertà di ricerca scientifica.
D’intralcio in questo dibattito troviamo il ruolo dei media: «I media rispetto a una volta consentono di mostrare a tutti quello che succede in certi casi estremi. Prima erano cose che restavano riservate. […] Ora tutti le vedono in tv, e si crea un sentimento forte, che però è ancora lontano dal diventare un’opinione pubblica. Un conto è il sentimento, l’empatia che si crea dalla sofferenza esibita, un conto è battersi in scienza e coscienza per il caso generale. Per altro c’è sempre il rischio che le vicende vengano strumentalizzate…».
Ulteriore problema per lo stato italiano è la forte influenza della chiesa sul governo. Le leggi laiche, come quella sull’eutanasia, non riescono a prendere piede a causa di una radicata mentalità cattolica. A questo proposito la scienziata afferma: «Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere quando morire, e in che modo, in base alla sua idea di “salute” e di “vita decorosa”. E lo Stato perché non deve tutelarmi, anche in questo momento così difficile? Perché il problema è anche questo: l’eutanasia è vietata, però si permette che i familiari firmino per il rilascio del malato, per “farlo morire a casa”. Qual è la differenza con l’eutanasia? […] Lo stesso per l’aborto e lo stesso per il suicidio. Il suicidio è vietato dalla legge, ma quanti finiscono sotto i treni, o giù dai ponti nel disinteresse generale…».
A proposito di suicidio, non si può non fare accenno a Lucio Magri, importante giornalista, fondatore de il manifesto, che ha scelto di morire in Svizzera, in una clinica dove praticano il suicidio assistito. Le risposte di Margherita Hack alle domande di Giulia Innocenzi al riguardo sono più che mai dirette e limpide. Non v’è traccia di ipocrisie e strane credenze o logiche: «Deve essere un fatto di libertà. Se uno è debole, e non ama la vita, perché deve essere obbligato a sopportarla? La vita è nostra, quindi dobbiamo essere liberi di scegliere. Una classica presunzione umana è quella di vederci più lungo del prossimo: “Tu sei disperato, è vero. Ma vedi, è solo che sei debole, ora ti spiego che la vita è meravigliosa”. Ma che arroganza, no?». I lettori di fronte a tanta schiettezza non possono che ammirare, gradire e addirittura ritrovarsi su una linea di pensiero che definiremmo pura e veritiera, che non ricerca complessità scientifiche o dottrine intrise di fantasia. Nella nostra società ci sono molta ipocrisia e tanta corruzione. I politici parlano come se fossero il Vaticano e intascano soldi nei modi più vergognosi: questo sostiene la Hack e non si può controbattere, perché non si trovano argomentazioni. C’è una speranza? Secondo l’insigne studiosa in Italia dovremo attendere ancora per una maggiore libertà e un pieno riconoscimento dei diritti civili. Le conquiste ci sono state, ma tuttora numerosi sono gli obiettivi da conseguire: l’eutanasia, il testamento biologico, la fecondazione assistita, i Pacs per le coppie di fatto, le adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali.
Come Giulia Innocenzi fa notare quasi a fine intervista, il lavoro di Margherita Hack aveva a che fare con le stelle, le galassie: tutto ciò che è lontano, infinito, primordiale; al confronto, riflettere sulla vita umana potrebbe sembrare alquanto limitato e relativizzante. Ma ecco che l’umanità della scienziata appare in tutta la sua forza: i meccanismi dell’universo si affiancano a quelli della vita. La vita umana è temporalmente circoscritta, si muore e dopo c’è il nulla ad aspettarci; ma le potenzialità e meraviglie degli individui in vita non certo si degradano per questo, e il concetto di etica, non esasperato, può essere un’utile linea direttrice: «L’etica di una scienza al servizio della comunità di tutti gli uomini al posto di una scienza usata per uccidere, distruggere, conquistare. È l’unica guida che si possa avere. Dobbiamo essere all’altezza delle nostre potenzialità, delle capacità straordinarie che abbiamo. […] Io mi limito a farvi notare che sono semplici esseri umani, gli scienziati, ad aver scoperto i meccanismi del cosmo».
Approfondimenti
Giulia Innocenzi, attraverso le parole di Margherita Hack, si fa portavoce di un messaggio che va al di là della morale e del pensiero collettivo: l’urgenza di adoperarsi per l’affermazione di diritti che permettano a tutti, ma proprio a tutti, di vivere appieno la propria vita. Senza limiti, senza barriere legislative o religiose. Se la logica scientifica non fa una piega, perché non è così per la giustizia e la libertà? La curatrice del libro riporta in Appendice il proprio testamento biologico e quello di Margherita Hack, la lettera di Piergiorgio Welby a Giorgio Napolitano e la sua risposta, l’ultima epistola di Lucio Magri e una delle Lettere a Lucilio di Seneca. Ciò, prima che si chiuda il libro, rappresenta un ultimo urlo, che suona così: vogliamo il nostro diritto di essere pienamente umani!
Francesca Ielpo
(direfarescrivere, anno IX, n. 93, settembre 2013)
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