Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
Cultura e Bellezza, mito e storia:
oltre il tempo, un dialogo tra donne
riscopre il femminismo autentico
In un suggestivo romanzo edito per i tipi di Città del sole,
Adele Cambria viaggia in una Magna Grecia tinta di rosa
di Maria Rosaria Stefanelli
«Un popolo senza storia è come un albero senza radici: è destinato a morire». Con queste parole si chiudono tutti i concerti di un noto gruppo calabrese, i Mattanza, portatori di cultura e tradizione e promotori del volto più bello di Reggio Calabria e della sua provincia, un luogo depositario di infiniti tesori nascosti. Il potere evocativo della musica è uno strumento valido e prezioso per provare a restituire dignità a un popolo vessato, marchiato con il ferro infuocato della ’ndrangheta che ha lasciato ferite insanate e ben poco spazio alle memorie gloriose che hanno fatto grande e nobile questa terra. Non è così per tutti, però. Sono tanti i reggini che sono andati via per costruirsi un futuro migliore e poi, magari, tornare. Quei reggini che, ovunque vadano, portano negli occhi il sole della “primavera”, la più bella stagione mai vissuta da questa città sotto la sapiente guida di un uomo straordinario, il professor Italo Falcomatà, di cui questi reggini si sentono fieramente fratelli o, i più giovani, figli.
Una di loro è certamente Adele Cambria, una donna che grazie alla sua professione di scrittrice e giornalista ha vissuto una vita densa di esperienze ma che non sembra aver dimenticato l’orgoglio di essere nata a Reggio Calabria e di essere una discendente della stirpe magno-greca. I suoi natali, anzi, la caricano della consapevolezza di come questi luoghi possano fornire affascinanti spunti culturali e diventare lo scenario suggestivo in cui forgiare giovani personalità, educandole alla Cultura e alla Bellezza.
Questi ambiziosi intenti sono confluiti nel suo romanzo In viaggio con la zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia (Città del sole edizioni, pp. 184, € 15,00), in cui la giornalista reggina immagina di viaggiare per più di due mesi tra Calabria e Sicilia in compagnia di due nipotine quattordicenni e di condurle attraverso un itinerario culturale fatto di tappe mai casuali, con la borsa piena di libri da cui estrapolare, ogni volta, una citazione, un verso, una riflessione ad hoc.

Le controversie per la pubblicazione del libro
Questo romanzo ha una storia particolare: nasce per una collana rivolta ai preadolescenti da far leggere nelle scuole ma, ritenuto a tratti addirittura “scandaloso”, rimane nel cassetto per qualche anno, finché una casa editrice – Città del sole, appunto – decide di pubblicarlo, in barba ai finti moralismi. Cosa c’è di scandaloso, poi, tra queste pagine, dovrebbero proprio spiegarcelo. Chi potrebbe mai credere che una ragazzina quattordicenne dei nostri giorni accuserebbe qualche turbamento leggendo pagine in cui si fa cenno a metodi contraccettivi e prime mestruazioni? Forse, il vero motivo della “censura” è la difficoltà ad accettare i metodi educativi di una donna libera e indipendente che vuole insegnare alle sue allieve a diventare, anch’esse, donne libere e indipendenti attraverso l’esempio di grandi personalità femminili, mitiche, sì, ma proprio per questo universali e ancora oggi di grande attualità e impressionante impatto emotivo. In questo libro, la Cambria si definisce più volte “veterofemminista” e si fa portavoce del femminismo nel suo senso più garbato, gentile e raffinato. In questa educazione sentimentale tutta al femminile, la Cambria presta la sua voce alle donne della mitologia classica e parla con le loro parole – o con quelle dei poeti che ne hanno cantato le vite. Saranno proprio queste mitiche figure a fornire alle ragazze modelli comportamentali esemplari, o semplicemente storie con cui popolare la fantasia e arricchirla di nuovi, straordinari personaggi.

Il racconto del viaggio
Il viaggio parte da Locri Epizefiri, terra che ha accolto le nobildonne e gli schiavi della Locride Opunzia (Ozolia, secondo alcuni) che hanno fondato insieme una nuova città sulle coste del mar Ionio; una leggenda che ha fatto arrovellare storici, studiosi e curiosi, perché per una mente sviluppatasi nella cultura patriarcale è inaccettabile che un gruppo di donne possa dar vita a una colonia. La storia si fa avvincente, e la Cambria non fa mancare i riferimenti a illustri studiosi come Jean Bérard o Mario Torelli, dei quali riporta stringatamente (ma in modo molto preciso) le differenti ricostruzioni dei fatti per far capire la pluralità dei punti di vista.
A Locri le ragazze ascoltano altre affascinanti storie: quella di Cassandra, la principessa-profetessa inascoltata, e della poetessa Nosside, emula di Saffo.
La spiaggia di Bova Marina offre l’occasione di raccontare la storia del bellissimo Adone, conteso tra Afrodite e Persefone, e delle feste adonie nate in suo onore e portate avanti fino ai primi anni del secolo scorso, in una confusione tra paganesimo e cristianesimo che fa sorridere, ma che svela forse l’atavico bisogno di una devozione gioiosa e festosa, di una grazia tutta femminile, dal momento che le feste adonie erano, da sempre, riservate alle donne.
In occasione della visita al Museo di Reggio Calabria, il nome di Persefone ritorna nel duplice ruolo di regina degli inferi e fanciulla (Core), figlia compianta dalla madre Demetra, che durante la sua assenza (sei mesi all’anno) si rifiuta di far germogliare la terra determinando l’alternarsi delle stagioni: la vegetazione, infatti, rifiorisce solo nei mesi in cui madre e figlia si ricongiungono.
Il viaggio prosegue in Sicilia, presso il lago di Pergusa, vicino a Enna, dove qualcuno ha collocato il rapimento di Persefone da parte di Ade; poi la fonte Ciane, che prese il nome dalla ninfa compagna di giochi di Persefone; l’isola di Ortigia, poi piazza Armerina, e ancora le meravigliose Erice e Segesta. Ogni tappa, un’occasione per raccontare un mito: la verginità di Artemide, la nascita di Athena, gli amori di Venere e Anchise e la disgraziata storia di Enea e Didone.
Si ritorna in Calabria: ancora Reggio, poi Monasterace Marina, l’antico sito di Caulonia, per incontrare la sua mitica fondatrice – l’amazzone Cleta – e raccontare la storia dell’impossibile amore di Pentesilea e Achille. Infine, Crotone e la sua unica colonna dorica baciata dal sole a picco sul mare, che diventa l’occasione per narrare di Hera Lacinia e di Heracles, poi di Teseo, di Fedra e Ippolito; di particolare interesse è il tema della riabilitazione di Elena di Troia, una figura che, da sempre, è stata il capro espiatorio di una guerra combattuta in suo nome e che, a ben vedere, ha una finezza psicologica tale da percepire e gridare il suo senso di colpa prima ancora che questo sentimento venisse concepito dai greci di età omerica, caratterizzati da un fatalismo a tratti passivo e da un senso di impotenza che li portava a delegare ogni responsabilità al sommo potere degli dèi.
Le nipotine ascoltano curiose e attente ogni singolo racconto e partecipano ai destini sfortunati delle protagoniste del mito e della leggenda, mostrando viva intelligenza e grande maturità. Si tratta, in realtà, di una nipote “di sangue”, Nora, e di una ragazzina russa affidata temporaneamente alla scrittrice, la tenera Yelena. Nora, la più critica, coi suoi capelli scuri e ondulati e il fuoco negli occhi potrebbe ricordare il carattere fiero e indomito di un’Antigone, mentre la dolce Yelena è più assimilabile alla mite Ismene. E la zia? Le nipotine, a un certo punto, l’hanno scherzosamente accostata a Cassandra – e, se pensiamo alle controversie editoriali per la pubblicazione di questo libro, non sembra azzardato un paragone con la profetessa che non riusciva a farsi ascoltare! – ma può ricordare anche Medea: una donna che non ha avuto paura a lasciare la sua terra ma ne porta sempre nel cuore e nelle vene la magia, che è dotata di un’energia quasi sovrumana, crede fermamente nel potere e nel coraggio delle donne ma sa sciogliersi di passione e dolcezza alla vista del suo eroe straniero, lo statuario compagno tedesco Elk, il quale ha un po’ le sembianze del Giasone delle Argonautiche… O forse, come spesso accade, sono solo gli occhi di una donna innamorata a falsarne i tratti e a trasformare un uomo del tutto normale in un paladino romantico.

Maria Rosaria Stefanelli

(direfarescrivere, anno IX, n. 90, giugno 2013)
Invia commenti Leggi commenti  

Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:

 


Direzione
Fulvio Mazza (Responsabile) e Mario Saccomanno

Collaboratori di redazione
Ilenia Marrapodi ed Elisa Guglielmi

Direfarescrivere è on line nei primi giorni di ogni mese.

Iscrizione al Roc n. 21969
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza n. 771 del 9/1/2006.
Codice Cnr-Ispri: Issn 1827-8124.

Privacy Policy - Cookie Policy