Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
Tra genio e follia: aspetti intimi e tipici
di alcuni tra i più noti artisti della Storia
svelati dall’analisi della loro scrittura
In un saggio di Nicole Boille, un pregevole studio grafologico
che contribuisce alla psicologia dell’arte. Da Epsylon editrice
di Barbara Taglioni
La grafologia, disciplina ancora poco diffusa e utilizzata in Italia, è uno strumento potente per investigare sulle dinamiche psicologiche e motivazionali di un individuo. Analizzare una scrittura significa non solo cercare di capire il soggetto nella sua globalità, focalizzando l’attenzione sulla struttura della personalità, ma anche ricercare quali sottili meccanismi avvengono nei recessi più nascosti della mente, che nella maggior parte dei casi sono oscuri allo scrivente stesso. Infatti, quando la scrittura diventa un processo automatico e le lettere sgorgano in modo spontaneo dalla penna, noi proiettiamo a nostra insaputa sulla carta un intero mondo interiore che spesso rimane celato durante la vita quotidiana.
Nicole Boille, psicologa, grafologa, già docente di Grafologia comparata e consulente per il Tribunale di Roma, con il suo ultimo libro Creatività tra genio e follia (Epsylon editrice, pp. 128, €12,50) ci offre nuovi spunti di approfondimento e di riflessione sull’utilità della grafologia nello studio degli aspetti della personalità.

I contenuti
Il nuovo libro di Nicole Boille, ricco d’immagini esemplificative, «esplora il rapporto fra psicologia e arte alla luce degli studi sul processo creativo compiuti da un autorevole psicoanalista francese, Didier Anzieu». Quest’ultimo nasce nel 1923 in Francia e si laurea alla Sorbona di Parigi in Filosofia, specializzandosi poi in Psicologia clinica. Didier Anzieu è stato uno dei più attivi sostenitori della dottrina “pura” di Freud e uno dei fondatori della Association psychanalytique de France. La sua opera si sviluppa intorno al 1968 con un’attenta ricerca sulle tecniche psicoterapeutiche di gruppo e diviene una delle voci più autorevoli sull’esistenza d’immagini psicoanalitiche. Per realizzare questo libro l’autrice utilizza ai massimi livelli lo strumento dell’analisi grafologica, tracciando i profili grafo-psicologici di artisti come George Gordon Byron, Vincent Van Gogh, Vasilij Kandinsky, Paul Klee, Amedeo Modigliani, Marguerite Yourcenar utilizzando come riferimento la tabella approvata di Didier Anzieu che divide in cinque fasi il “processo creativo”. La domanda che si è posta l’autrice, che riassume anche l’intenzione del libro, è «quanto coincide in realtà il segno grafico con la personalità dell’artista che possiamo dedurre dalla biografia?». Nella Prefazione, curata da Deborah D’Agostino, leggiamo: «colpisce l’abilità del grafologo di investigare accuratamente le tracce visive dell’interiorità» e ancora «troviamo alcune esperienze artistiche esemplificative di questa coerenza tra tratto grafico, espressione di una certa personalità e biografia».

Follia creativa, follia liberatoria, follia distruttiva
Alcuni dei personaggi presi in esame sono stati, con ogni evidenza, alle prese con violente pulsioni sia creative che distruttive, anche simultaneamente. Che siano essi scrittori, artisti, poeti, scienziati o intellettuali, la loro vena di follia e di forza distruttiva si è confrontata con l’impulso a fare, a creare, impulso che spesso è riuscito a salvarli ma non sempre. Al di là dell’esito autodistruttivo, hanno saputo dare comunque corpo alla loro creatività e spesso proprio conducendo una vita caratterizzata da atti folli ci hanno lasciato in eredità una produzione artistica stupefacente. In particolare nel secondo capitolo del libro, Nicole Boille offre una panoramica su artisti come Antonin Artaud, George Gordon Byron, Vincent Van Gogh, Marguerite Yourcenar, il cui percorso è reso emblematico dall’intreccio tra follia e slancio creativo. L’autrice cerca di capire, attraverso l’analisi della loro grafia, quanto coincida, oppure entri in contraddizione, l’immagine dell’artista che abbiamo interiorizzato e conosciamo attraverso la biografia con il suo ritratto grafologico. Troveremo allora descritto «il genio fatale» di Byron nella sua scrittura «selvaggia e disarmonica» che ci conferma la lotta tra passionalità e romanticismo, tra sciatteria e ardore mentale. Passeremo attraverso le differenti grafie di Van Gogh che trasudano vulnerabilità per arrivare al delirio delle «manoscritture» di Artaud che confermano, anche dal punto di vista grafologico, «la brama della fuga da sé, la carenza di sicurezza e il narcisismo infantile» e infine ci stupiremo di fronte alla «sorprendente» grafia di Yourcenar caratterizzata da ritmi antagonisti.

La sfida di una piccola casa editrice
Non possiamo non dedicare qualche parola alla Epsylon editrice. Come accennato all’inizio, la grafologia in Italia è ancora poco conosciuta e utilizzata e la sfida di questa piccola casa editrice indipendente merita la dovuta attenzione. Lo scopo del progetto, come riporta lo stesso sito Internet, è «proporre un’azione culturale rivolta all’integrazione del sapere grafologico valorizzando e divulgando la letteratura grafologica internazionale con la pubblicazione di opere che favoriscano il confronto ed il reciproco arricchimento. Intende proporre delle biografie arricchite, per quanto possibile, del profilo grafologico e del modo in cui la scrittura, come l’arte, ne fotografa le varie fasi della vita». In bocca al lupo, Epsylon!

Barbara Taglioni

(direfarescrivere, anno IX, n. 85, gennaio 2013)
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