Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
La mente è un tesoro da salvaguardare:
scopriamo insieme alcuni pratici metodi
per esercitare la memoria divertendoci
Da Sperling & Kupfer, una raccolta di simpatiche filastrocche
capaci di riportarci all’infanzia e allenare il nostro cervello
di Pamela Quintieri
Secondo una recente indagine scientifica, il cui scopo è quello di stimare la longevità della popolazione del terzo millennio, è emerso che sin dall’anno 2010 una persona su cinque avrebbe superato i sessant’anni di età. Un dato confortante se si valuta il miglioramento dell’aspettativa di vita media dell’uomo. Purtroppo a questo significativo aumento sarà collegato, di contro, un incremento direttamente proporzionale dell’incidenza di malattie degenerative del sistema nevoso centrale con relativa compromissione della memoria, come ad esempio la demenza senile e l’Alzheimer. Non ci sorprenda se i ricercatori destineranno più attenzione e tempo allo studio dei processi cognitivi che sono e diverranno di sempre maggiore attualità. La mente umana: cosa c’è di più affascinante dei suoi misteriosi e, ancora, non del tutto svelati meccanismi? Cosa permette ad un individuo di ricordare o di abbandonare per sempre nell’oblio un volto, una circostanza, una frase? Che le nostre reminiscenze derivino da un processo selettivo è un concetto conosciuto e sottolineato da sempre, tanto che molti ricorderanno che, come diceva Max Pezzali nella canzone Il Presente, «La memoria non racconta la verità, / seleziona solamente ciò che le va». E che il nostro cervello lavori per associazioni mentali è ancora più risaputo.
In ogni caso la facoltà di ricordare è per l’uomo una sorprendente risorsa e le celebri parole di Proust, tratte da Alla ricerca del tempo perduto, poeticamente lo sottolineano: «Quando più niente sussiste d’un passato antico [...] l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano [...] sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo». La memoria, dunque, una meravigliosa, grande “arma segreta” dell’uomo: come allenarla se si rivela così essenziale nel nostro percorso formativo? In che modo possiamo ricordare nomi, posti, luoghi, formule e stratagemmi? E quali sono le magiche regole per non dimenticare? Tutto ciò è svelato nel libro di Pinuccia Ferrari Dossena, consulente editoriale e scrittrice, intitolato, non a caso, Su qui e su qua l’accento non va (Sperling & Kupfer, pp. 134, € 15,00), una raccolta di filastrocche, metodi, astuzie e scioglilingua della nostra infanzia. La Prefazione, che proprio il percorso mnemonico esamina, è di Stefano Bartezzaghi, scrittore e giornalista italiano, nonché fratello di Alessandro, redattore de La settimana enigmistica.

Regole in rima
La prima parte del libro si concentra sulle filastrocche che riguardano le prime nozioni che i più piccini apprendono, alle scuole materne o alle elementari. Dai giorni della settimana ai mesi dell’anno, dai colori alle dita delle mani, ritroviamo: «Cinque fratelli, / cinque gemelli, / che sono tutti né brutti e né belli / stan sempre insieme, / come conviene / l’uno con l’altro si sanno aiutar. // Abbiam capito, / sì lo sappiamo: / sono le dita / della mano! // Dito indice è il più bello / dito medio è lungo lungo / l’anulare fa da fungo / fa da fungo al mignolino / che di tutti è il più piccino».
Ed ancora: «Noi siamo il rosso e il giallo, / facciamo insieme un ballo, / e per combinazione / vien fuori l’arancione».
Ma non solo la prima infanzia è accompagnata da allegre ed educative filastrocche, anche bambini un po’ più grandi sono stati aiutati e supportati, nell’imparare concetti noiosi e a volte complessi, da rime molto divertenti. Ne è un esempio: «La Terra quadrata non è, / quattro terzi pi greco erre tre». O ancora: «Un numero 1 non faceva mai niente / appeso da solo a far l’esponente. // Si lamentava con rancore: / “Almeno fossi denominatore: / là in basso s’incontra un mucchio di gente”».

I meccanismi della memoria
Esistono due tipi di memoria, quella a breve (Mbt) e a lungo termine (Mlt), identificati da due altrettanto diversi procedimenti di immagazzinamento delle informazioni. Nel caso della Mbt, la cosiddetta memoria temporanea, le informazioni si deteriorano velocemente, mentre per la Mlt i dati sono archiviati e dunque conservati definitivamente. Dall’ambiente esterno riceviamo ogni giorno milioni di stimoli sensoriali, i dettagli acquisiti giungono tutti insieme allo stesso modo alla Mbt che li seleziona e li verifica uno ad uno. Se non sono motivo di attenzione vengono immediatamente cancellati, altrimenti vengono riparati e rievocati attraverso la ripetizione. La memoria a breve termine va stimolata e allenata, diversamente i dati da lei conservati scompaiono presto. Da qui i dati vengono spostati alla memoria a lungo termine, più precisamente quando sono rimpiazzati da altri nuovi. La Mlt è considerata virtualmente illimitata. La seguente valutazione degli esperti di Neurofisiologia ci illustra meglio tale concetto: «Per migliorare l’apprendimento di una singola nozione, tenendo conto dei meccanismi citati, conviene ripeterla più volte e creare più associazioni possibile. In tal modo sarà certamente più facile richiamarla. Per un nome si possono creare associazioni tra una parte di esso e nozioni a noi note, per un numero, ad esempio una data, delle associazioni con altri numeri o semplicemente delle associazioni interne al numero stesso».

La grammatica italiana
L’italiano, lingua fitta di regole ed eccezioni, di suoni melodiosi e sostantivi difficili da pronunciare. Tra espressioni aritmetiche, volumi dei solidi, tempi verbali e preposizioni, chi di noi non si è mai chiesto, almeno durante le prime fasi di apprendimento della lingua, quando la “a” si scrive con l’“h” − la famosa e beneamata “mutolina” − o senza? Una grammatica poderosa, ricca di singolari casi da tenere a mente, tanto che Heimito von Doderer diceva: «Scrivere: librarsi sopra l’abisso trattenuti soltanto dalla grammatica»; invece Nicolas Boileau sosteneva: «Prima di scrivere, imparate a pensare» o forse voleva dire “ricordare”?
Dalle giocose filastrocche, così tanto caro ricordo della nostra infanzia, ricche di sonorità, utile mezzo per ricordare come si scrivono parole difficili – ritornano alla memoria con facilità: «Scienza e coscienza della i non fanno senza» o «sul tagliere gli agli taglia non tagliare la tovaglia» − alle regole sugli accenti, come nello scioglilingua da cui il libro prende il nome: «Su qui e su qua / l’accento non va. // Su me e su te / l’accento non c’è / e non lo vuol su / ma lo vuol giù / e lo vogliono pure lì, là e più». Ma scavando a fondo nei nostri primi ricordi di bambini, chi non ha mai letto la famosa Vispa Teresa di Luigi Sailer? «La vispa Teresa / avea tra l’erbetta / A volo sorpresa / gentil farfalletta / E tutta giuliva / stringendola viva / gridava distesa: / “L’ho presa! L’ho presa!”». Non parliamo di pure regole mnemoniche, ma di un modo intelligente per aiutare i più piccoli a relazionarsi tra di loro e con il mondo esterno e degli adulti, nella figura dei genitori. Il meraviglioso universo della letteratura ha il compito di farci sognare, ma anche e soprattutto di regalarci una finestra sulla realtà, quella con la quale tutti i giorni ci misuriamo e confrontiamo costantemente nel tentativo di migliorare noi stessi e il nostro futuro di esseri vivi, liberi e pensanti, cioè dotati di un approccio critico verso le cose. Sottolineando tale intento, vogliamo fare nostre le parole di Alberto Manguel, che nel suo libro La biblioteca della notte dice: «Conservare e trasmettere la memoria, imparare dall’esperienza degli altri, condividere la conoscenza del mondo e di noi stessi sono alcuni dei poteri (e pericoli) che i libri ci conferiscono, e le ragioni per cui li custodiamo con amore e li temiamo».

Pamela Quintieri

(direfarescrivere, anno VIII, n. 82, ottobre 2012)
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