Anno XXI, n. 230
aprile 2025
 
La cultura, probabilmente
Homelessness: un “camper per i diritti”
assiste i senzatetto e descrive il disagio
di chi vive nella precarietà più estrema
Da Infinito edizioni, un’indagine di Medici per i diritti umani
sulle disperate condizioni degli homeless a Roma e Firenze
di Angela Patrono
Roma e Firenze. Città d’arte per eccellenza, tra le mete più ambite dai turisti di tutto il mondo, accomunate da una storia gloriosa alle spalle e dal numero impressionante di siti culturali. Ma dietro le sfavillanti vestigia del passato e la celebrazione ostentata del bello, le due città presentano risvolti nascosti e preoccupanti. Perché oltre al maestoso splendore della cupola del Brunelleschi e del Colosseo esiste una realtà parallela, fatta di esclusione e sofferenza. La realtà di chi vive ai margini, all’insegna della privazione e degli stenti, dimenticato dai cittadini e, soprattutto, dalle autorità. Sono i senza fissa dimora, ospiti silenziosi e onnipresenti delle metropoli. Coloro che vivono nella dimensione di homelessness, parola coniata per designare la condizione di chi non ha un tetto o si trova in situazioni di precarietà abitativa. A seguito di un’analisi sociosanitaria tra gli homeless di Roma e Firenze, nasce un progetto come Città senza dimora. Indagine sulle strade dell’esclusione (Infinito edizioni, pp. 132, € 15,00). L’opera, di sensibilizzazione e denuncia insieme, nasce da un’indagine di Medu (Medici per i diritti umani), organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale che si propone di salvaguardare le condizioni sanitarie e i diritti fondamentali degli “ultimi”, come le minoranze e i rifugiati.

Un progetto itinerante per dare voce al disagio
La pubblicazione del libro è avvenuta nell’ambito del progetto di Medu “Un camper per i diritti”, ideato nel 2004 per fornire orientamento e assistenza sociosanitaria a chi vive in condizioni di emarginazione e degrado. Un’équipe trasversale, composta da medici e volontari, ha percorso in lungo e in largo Roma e Firenze su un’unità mobile attrezzata ad ambulatorio, allo scopo di raggiungere le fasce più deboli della popolazione e fornire loro cure e orientamento informativo. Ogni capitolo illustra il lavoro svolto dal team in un’area precisa delle due città. La realtà di una baraccopoli o un edificio abbandonato viene testimoniata in ogni suo aspetto, anche il più crudo, complici le potenti foto in bianco e nero che non necessitano di lunghe didascalie. Ogni sezione si conclude con una finestra, dove, in maniera schematica, emergono i dati statistici relativi ai pazienti visitati. Chiude idealmente il libro una carrellata di sei racconti scritti dagli stessi volontari e ispirati a vicende realmente accadute. Storie agrodolci di ordinaria emarginazione, per riflettere e indignarsi.

Tutte le tappe dell’esclusione
A Roma, il camper per i diritti di Medu ha visitato dodici aree: le stazioni Termini, Tiburtina, Ostiense e Tuscolana, le aree di San Pietro, piazza Venezia e Colle Oppio, i quartieri Trastevere, Ostia e Prenestino, la baraccopoli di Ponte Mammolo e l’insediamento dell’ex ambasciata somala di via dei Villini.
A Firenze sono stati visitati nove insediamenti: il campo rom di Quaracchi, la stazione di Rifredi, l’arco di San Pierino, il sito di via Luca Giordano, l’ex sanatorio Luzzi, piazza Santo Spirito e le realtà di Monteoliveto, viale Matteotti, via Incontri.
Gran parte del lavoro è stato svolto nelle stazioni, luoghi di transito che, a volte, diventano l’unico rifugio per comunità senza dimora. Emblematico è il caso della stazione Ostiense, che ospita 150 afgani per lo più giovanissimi. Per molti di loro, l’Italia era solo una tappa di passaggio. Diretti verso il Nord Europa, in cerca di integrazione e di quei diritti loro negati in patria, sono stati bloccati e costretti a tornare in Italia: secondo il regolamento Dublino II, disciplina Ue, il primo paese comunitario in cui si staziona è quello competente per la richiesta d’asilo.
Le strutture che ospitano gli homeless, inoltre, rivelano gravi carenze. La baraccopoli di Ponte Mammolo, occupata soprattutto da eritrei, colpisce per l’assenza di riscaldamento e la carenza di servizi igienici. A Porta Pia, nell’ex ambasciata somala di via dei Villini, la situazione è a dir poco spaventosa: la struttura è nel più totale degrado, con balaustre e soffitti pericolanti, rifiuti sparsi ovunque e condizioni igienico-sanitarie disastrose. Le carenze dell’edificio sono state segnalate addirittura dal New York Times e dallo Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati), che hanno chiesto al governo italiano di intervenire per risolvere la situazione. A tutt’oggi, la loro richiesta è rimasta inascoltata. Le istituzioni continuano a trincerarsi in silenzi e soluzioni di comodo come sgomberi coatti, mentre i rifugiati arrivano a bruciarsi le mani per cancellare le impronte digitali e ottenere i documenti in un altro paese.

Abbattere le barriere: una sfida sempre aperta
Numerosi sono gli elementi ricavati dall’indagine: si contano circa 8.000 homeless a Roma, 1.000 a Firenze; per la maggior parte sono stranieri di sesso maschile sotto i 30 anni, molti dei quali rifugiati. Gli italiani sulla strada hanno invece un’età media più alta e sono mossi da altre ragioni (crisi finanziaria o familiare, problemi psicologici). Tra le patologie riscontrate, sono frequenti quelle dell’apparato respiratorio, del sistema circolatorio e dell’apparato digerente, legate alle precarie condizioni igienico-sanitarie e abitative. Molti tra i rifugiati non hanno la tessera Stp (straniero temporaneamente presente) che permette l’accesso gratuito ai farmaci, né l’iscrizione al Ssn (Servizio sanitario nazionale). Barriere linguistiche e sociali si frappongono a una corretta informazione sul tema, ma spesso il più grande ostacolo sono le istituzioni: si pensi al Comune di Firenze, che nega l’iscrizione anagrafica a chi risiede in stabili occupati. A questo proposito, il camper per i diritti di Medu ha attivato un progetto di informazione ad ampio raggio, per garantire ai soggetti più vulnerabili l’accesso alle cure e a una dimensione più umana. Visti i lodevoli risultati dell’indagine di Roma e Firenze, si auspica che il camper inizi presto a viaggiare anche in altre città italiane.

Angela Patrono

(direfarescrivere, anno VIII, n. 79, luglio 2012)
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